Facciamo una “Messa a punto”
In questi giorni, sul web, sta spopolando un video dove si vede un carabiniere che cerca di interrompere la Celebrazione eucaristica per via delle restrizioni anti-Covid. Questo episodio, come tanti altri che abbiamo potuto vedere sui social, ha creato varie reazioni da parte di laici, di politici e di chierici. Non desideriamo entrare nello specifico dell’episodio avvenuto; pensiamo solamente che non è stato gestito nel migliore dei modi e, nonostante i carabinieri stessero svolgendo il proprio dovere e quindi il loro compito lavorativo, riteniamo che potevano essere più cauti intervenendo dopo la celebrazione. Ma nel presente articolo non vogliamo cercare il colpevole o dire chi abbia ragione o torto, non è neanche nostra intenzione, come viene continuamente fatto, alimentare l’odio e l’astio verso qualcuno.
Partiamo da questo episodio per delineare meglio il periodo storico che stiamo vivendo, anche da un punto di vista della fede cristiana.
Diamo uno sguardo veloce
In questi ultimi mesi le nostre vite sono state stravolte da un nemico invisibile ma distruttivo; ciò sta portando dolore, morte, difficoltà economiche e sociali, restrizioni, e ha fatto prendere decisioni non facili sia sul versante politico che religioso. Siamo perfettamente a conoscenza dei decreti firmati dal presidente Conte, ma siamo ugualmente al corrente delle decisioni che ha dovuto prendere la Chiesa circa il motivo di queste misure drastiche?
Da giorno 8 marzo 2020 la Conferenza Episcopale Italiana (CEI), in conformità al decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha reso opportuno associarsi a tali restrizioni per contribuire alla tutela della salute pubblica. Si sono vietate le celebrazioni pubbliche con concorso di popolo. Questo, ovviamente, ha creato da subito disagi e dolore nella sensibilità dei fedeli, dei presbiteri, dei vescovi e ha creato dissensi anche nelle varie posizioni prese all’interno della Chiesa italiana.
Ok…ma qual è il punto?
È fondamentale capire che le decisioni prese dalla CEI non vogliono essere, come espresso da alcuni, un inchinarsi al potere statale. Il divieto di non poter partecipare alle celebrazioni eucaristiche non è stato dato “in odium fidei” ma per la tutela e la salvaguardia dell’intera popolazione, visto che la diffusione del coronavirus tra gli uomini è rapidissima. In questa prima fase di contagio capiamo bene che, nonostante tutte le accortezze e gli accorgimenti che possiamo attuare, è alquanto rischioso creare assembramenti all’interno di luoghi di culto anche se, a detta di qualcuno, Dio non permetterebbe la contaminazione a coloro che parteciperebbero alle sacre celebrazioni. Abbiamo il dovere di affermare che questa argomentazione non ha fondamento. Se così non fosse dovremmo arrivare a dimostrare conseguenze inaccettabili e cioè che, da una parte, questa pandemia è un castigo divino (cosa assolutamente non vera), e dall’altra che Dio punisce una parte dell’umanità, cioè quella lontana dal cristianesimo (ma il virus non guarda in faccia nessuno, neanche ai cristiani!). E la misericordia di Dio, ricordata e celebrata nella liturgia di domenica scorsa, dove la mettiamo? Dovremmo ritornare all’idea di un Dio-Zeus, di un “Dio punitore” quando, invece, a gran forza professiamo la nostra fede nel Dio amore, nel Dio di Gesù Cristo.
La vera fede è “resiliente”
È comprensibile la difficoltà del periodo e lo zelo dei chierici e dei fedeli nel voler celebrare l’amore di Dio ma dobbiamo ricordarci che, in quanto cristiani, in quanto testimoni di Cristo Signore, dobbiamo essere i primi a dare l’esempio cercando di capire le esigenze del momento. Tutto ciò è anche conforme con la Parola di Dio che dice:
Rm 13,1-5
1 Ciascuno sia sottomesso alle autorità costituite. Infatti non c’è autorità se non da Dio: quelle che esistono sono stabilite da Dio. 2 Quindi chi si oppone all’autorità, si oppone all’ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono attireranno su di sé la condanna. 3 I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver paura dell’autorità? Fa’ il bene e ne avrai lode, 4 poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora devi temere, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi fa il male. 5 Perciò è necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza.
1Pt 2,13-17
13 Vivete sottomessi ad ogni umana autorità per amore del Signore: sia al re come sovrano, 14 sia ai governatori come inviati da lui per punire i malfattori e premiare quelli che fanno il bene. 15 Perché questa è la volontà di Dio: che, operando il bene, voi chiudiate la bocca all’ignoranza degli stolti, 16 come uomini liberi, servendovi della libertà non come di un velo per coprire la malizia, ma come servi di Dio. 17 Onorate tutti, amate i vostri fratelli, temete Dio, onorate il re.
Siamo chiamati a trarre la parte bella dalle cose brutte…e qui quale potrebbe essere? La parte più bella ed emozionante è il poter constatare il ritorno fondamentale dell’uomo al suo Creatore. Siamo stati troppo occupati in una frenesia voraginosa, abbiamo vissuto una continua corsa verso qualcosa che non era il fine ultimo della nostra esistenza e felicità, e ci eravamo scordati la bellezza dell’incontro e dello stare con Dio: noi, la nostra intimità condivisa con Dio. Ci sono state molte iniziative belle ed edificanti da parte dei presbiteri e dei fedeli per condividere la comune fede, per raggiungere ognuno nel luogo dove vive la propria quarantena. Ciò che di più bello stiamo riscoprendo è l’ecclesialità familiare, cioè la famiglia intesa come piccola Chiesa domestica (LG11). Questo è il momento più adatto per capire che l’essere Chiesa nasce dalla famiglia, altrimenti non ha senso dire che la Chiesa è famiglia. È questo il momento di riscoprire la propria appartenenza a Cristo tramite la famiglia: prima testimone della fede cristiana. Allora sì che, quando ritorneremo alla “nuova normalità”, sapremo assaporare la bellezza di celebrare insieme il memoriale della Pasqua del Signore Gesù. Allora sì che, dopo questo grande e lungo digiuno eucaristico, riusciremo a gustare la bontà del corpo e sangue di Cristo ed entrare sempre di più nel Mistero.
Ricordiamo che noi cristiani abbiamo l’obbligo morale di dare per primi l’esempio al mondo. Non si cambia il mondo fomentando l’odio o insinuando divisioni, ma con l’amore e il sapersi donare.