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Quando Gesù scese dal monte, molta folla lo seguì.
Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi».
Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!». E subito la sua lebbra fu guarita.
Poi Gesù gli disse: «Guàrdati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro».
(Mt 8,1-4 Venerdì della XII Settimana del Tempo Ordinario – Anno pari)
Medita
Il distanziamento sociale causato dalla pandemia ha certamente segnato i nostri contatti umani, il nostro modo di salutare, di accoglierci gli uni gli altri. Manca tanto il contatto fisico, il tatto libero, l’abbraccio spontaneo, il saluto caloroso. Siamo un po’ come quel lebbroso di cui parla il Vangelo. Però la lebbra è una malattia della pelle molto seria, che decompone i tessuti cutanei, e lentamente consuma fino alla morte. Non si doveva toccare un lebbroso per il rischio del contagio. Ma quest’uomo colpito dalla lebbra, consapevole di essere totalmente isolato da tutti e quindi profondamente solo, si prostra ai piedi di Gesù e gli rivolge una bellissima preghiera: “Signore, se vuoi, puoi purificarmi”.
Anzitutto gettandosi ai suoi piedi e chiamandolo Signore lo riconosce come vero Dio. Poi aggiunge “se vuoi”. Cioè quest’uomo riconosce la sovrana libertà di Gesù. Gli sta dicendo: nella mia richiesta si compia quello che vuoi tu, si faccia la tua volontà. E poi gli dice: “puoi purificarmi” cioè credo che lo puoi fare, è nelle tue possibilità la mia guarigione, credo che ne sei capace. In queste pochissime parole si riscontra profonda umiltà, immensa fiducia e consegna di sé nella volontà di Gesù.
Lui risponderà toccando il lebbroso, toccando la sua carne fetida e piagata, dichiarando: “Si, lo voglio!” È volontà di Cristo guarire quest’uomo dalla sua grande solitudine e malattia. Vuole davvero restituirlo alla vita di relazioni attraverso un corpo sano. “Sii purificato”. E quell’uomo guarì. Certamente un miracolo, un prodigio che ci fa riflettere sul senso della vera preghiera: restituire ad ogni persona la propria umanità vivificata dal Signore.
Vivi
Pregando immergiti nella scena:
Prendi contatto con la tua “lebbra” interiore e immagina di vivere in prima persona l’esperienza di questo lebbroso guarito da Cristo.