Dove sei?

Chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia

C. G. Jung

Dove sei? È la prima domanda che Dio pone all’uomo. Questa domanda nella sua essenza e nella sua collocazione temporale nel quale viene posta, ha un significato umanamente e psicologicamente sorprendente.
Quante volte abbiamo chiesto a una persona cara “dove sei?”, con la quale abbiamo sollecitato una risposta per cui venisse indicato in quale luogo si trovasse? Ma questa domanda ha un suo significato profondo poiché non è tanto inteso come un “dove sei” fisico, ma un dove sei interiore, con te stesso.

Ehi amico dove sei?

Ti sei smarrito, non sei più tu. Non sono più io, non sono più in me.

Non mi sono perso fisicamente ma ho perso l’essenza di me stessa/o. Mi sono smarrito.
La bellezza di questa domanda sta nel fatto che per poter realmente rispondere dobbiamo attivare una conversazione con noi stessi, dobbiamo darci del Tu.
Quante volte la nostra strada si fa tortuosa e confusa. Tanti problemi ci assalgono: l’affitto, le relazioni, le mancanze, i desideri, i conflitti, le malattie, il covid, i lutti; quanti dubbi ci permangono: cosa posso fare? Chi sono io per te? Dove devo andare? Chi sei tu per me?; quante emozioni si alternano nel corso delle nostre giornate: paura, rabbia, solitudine, gioia, tristezza, delusione. Tutto questo accade e soprattutto in questo periodo tutto si fa più presente, insopportabile e pesante, si mescola e diventa una “bomba ad orologeria” , una “pentola a pressione” pronta a scoppiare, se già non è scoppiata.
Ci ritroviamo nevrotici, nervosi, ipersensibili, vulnerabili , abbiamo difficoltà a gestire tutto questo.
Dinanzi a questo caos ci perdiamo e da bipedi ci ritroviamo a gattonare, se non addirittura a strisciare sopraffatti e stremati dai pesi della nostra vita. Diventiamo apatici e prosciugati e per quanto ci sforziamo le forze vengono meno.
Rispondere a questa domanda significa per prima cosa prendere consapevolezza di dove mi trovo con le mie emozioni, con i miei problemi, con il mio stare psichico; dobbiamo toccare con mano la nostra fragilità e debolezza.
Dobbiamo saper riconoscere dove mi trovo per poter dire basta.
Basta è tempo di fermarmi.

Perché rispondere a questa domanda?

Questa è una domanda fondamentale che Dio fa all’uomo e il fatto che sia la prima è come un voler dire adesso che ti ho donato la vita, hai imparato a camminare, sai cosa è bene e cosa male, adesso che vivi con la tua testa, cammini con le tue gambe, adesso è il momento che tu risponda a questa domanda dove sei? Solo rispondendo a questa domanda tu puoi iniziare a vivere davvero.
Adesso che hai vissuto queste emozioni, questi problemi, questi pensiero, adesso che ci sei dentro dove sei?
Dobbiamo saper fare i conti con noi stessi per riconoscere le nostre fragilità e le nostre forze, comprendere il nostro cammino passato per costruirne uno migliore nel presente.
Per fare questo talvolta fa male, talvolta è difficile e per questo molte volte preferiamo inconsciamente dimenticare, rimuovere e negare; decidiamo di scegliere le vie facili, semplici, le scelte della quotidianità che hanno creato un area confort entro la quale stiamo e senza rendercene conto diventiamo giorno per giorno sempre più spenti.
Ma trovare te stesso significa investire per la vita, quella vita che è un dono unico e al quale sei chiamato a viverla pienamente ed autenticamente, due parole di estremo significato individuale e di personificazione della propria esistenza.

Sei nato per vivere non per sopravvivere, sei chiamato ad emergere non a nasconderti

per fare ciò devi iniziare a darti del tu

Imparare a rispondere a questa domanda significa sviluppare un pensiero riflessivo, magari la prossima volta vedremo di cosa si tratta, ma per il momento fermati e inizia a pensarti!

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