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In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
(Lc 1, 57-66 – Feria propria del 23 dicembre)
Medita
Scegliere il nome di un bambino è un momento speciale per i genitori. C’è chi preferisce usare il nome dei nonni, secondo la tradizione familiare, oppure sceglierne uno del tutto nuovo. Tuttavia questo momento così bello e speciale potrebbe diventare motivo di litigio quando i parenti invadono la scelta dei genitori. Nel caso del Vangelo di oggi il nome del bimbo non è stato scelto né dai genitori, né dai parenti, ma da Dio. Il nome di questo bambino coincide con la sua missione. Giovanni significa “Dio è misericordioso”. La sua vita, dono inaspettato per la sterilità di Elisabetta, sarà una forte e audace risposta a quel Dio misericordioso che lo ha scelto fin dal grembo materno.
Vivi
Rendi grazie al Signore per il dono della tua vita.
È un dono inestimabile per te e per gli altri.