La vera paralisi: l’incapacità di amare

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In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo.
 
Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita.
 
E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

(Mc 3,1-6 – Mercoledì della II Settimana del Tempo Ordinario – Anno dispari)

Medita

Come potremmo vivere le nostre giornate con una mano paralizzata? Proviamo ad immaginarlo. Tutto risultebbe molto più difficile! Nel Vangelo di oggi troviamo un uomo in questa condizione, dentro la sinagoga. Gesù è lì, e può guarirlo, tuttavia la Legge impedisce di compiere attività perchè siamo in giorno di sabato. E i farisei stanno a vedere, in silenzio. Gesù, allora, che fa? Pone al centro l’uomo paralizzato. Al centro della sinagoga, nel giorno santo di sabato, non sta il rispetto farisaico della Legge, ma la dignità umana: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». E poi la scena assolutamente imbarazzante: Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. Gesù si è rattristato grandemente per la durezza dei loro cuori. La vera paralisi era quella del loro cuore, che era incapace di amare.

Un cuore paralizzato non sa amare, non sa tendere le proprie mani verso l’altro. È incapace di tendere sè stesso. È un cuore duro, che non vede il bisogno dell’altro. Un cuore duro è un cuore egoista. Solo chi ama è capace di tendere la propria mano. «Tendi la mano!». Gesù tenderà sulla croce le sue mani. Sarà totalmente paralizzato dai chiodi. Ma il suo cuore continuerà ad amare fino all’ultimo palpito. Non è la paralisi fisica il vero problema, ma è quella del cuore.

Vivi

Riesci a tendere le tue mani verso il prossimo? O hai il cuore paralizzato?

Agisci. Fai sempre e comunque il primo passo. Anche se è goffo, incerto, incompiuto. Tendendo le tue mani prima al Signore e dunque al prossimo, pian piano guarirai dalle tue “paralisi”.
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