Che voce ha Dio?

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Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

(Gv 10, 22-30 – Martedì della IV Settimana  di Pasqua)

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Ognuno di noi ha una voce con un timbro specifico, unico. Anche se alcune voci possono somigliarsi, vi sono sempre delle sfumature inconfondibili, come ad esempio gli accenti, la tonalità, l’intensità sonora. La voce, insomma, identifica la persona. Quando sentiamo la voce di qualcuno, anche se non lo vediamo, sappiamo riconoscere chi è o se è un estraneo. Sappiamo che è presente, che c’è. Dunque è nelle nostre vicinanze. La voce dice unicità, presenza, vicinanza.

Analogamente sentire la voce di Dio è sperimentare la sua consolazione interiore, che ha un suono unico, dice la sua presenza, e dunque la sua prossimità. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.

Tuttavia ci possono essere tante false voci che possono somigliare alla voce di Dio. Come distinguerle? Significa fare quello che tecnicamente si chiama “discernimento degli spiriti”.

Distinguere la voce di Dio dalle false voci presuppone averne fatto esperienza. Mi posso fidare di una voce che mi fa sperimentare libertà interiore, infonde pace, dona calore, motiva, riempie di senso, suscita apertura e dono, e in definitiva mi lega a Cristo e al prossimo. Occorre invece respingere quelle voci interiori che seppur “formalmente corrette” risultano costringenti, soffocanti, creano forti agitazioni, spirito di contesa, inquietudini, e dunque ti allontanano dalla carità.

Chi crede nel Dio di Gesù Cristo, sa di essere in dialogo con lui. Sente la sua voce come un “abitare” a casa, un “riposare” in sé.

Vivi

Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.

Chi ha fatto esperienza di questo amore fondante, saprà riconoscere in futuro la voce inconfondibile di Dio. Infatti, il senso più autentico della preghiera è ascoltare la voce di Dio.

Hai mai fatto una bella confessione? Di quelle serie?

Come ti sei sentito dopo? Libero e leggero? Pacificato? Rigenerato? Nuovo di zecca? Ecco…proprio quello è ciò che si prova dopo aver ascoltato la voce di Dio.

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