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Vite che mi dà la vita

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.

Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 

Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

(Gv 15,1-8 –V Domenica di Pasqua)

Medita

Gesù si presenta a noi con una nuova immagine: “Io sono la vite vera”. Nell’Antico Testamento, diverse volte il popolo di Dio è chiamato “vite”. Il Figlio di Dio, chiamandosi “vite”, mostra che è un tutt’uno con il suo popolo, viene ad abitare stabilmente fra di noi e diventa uno di noi. Tuttavia, egli non è una semplice vite in mezzo ad altre viti (noi). Egli è l’unica vite, a cui noi, “tralci”, siamo collegati e così riceviamo la linfa vitale. Egli è la vita vera. Di fronte ai fallimenti del popolo di Dio, Gesù prende, per così dire, il nostro posto e ci aiuta a essere vero popolo di Dio, sua proprietà speciale, sua sposa. 

La vita vera ci invita a rimanere in lui. Ma come stare stabilmente con lui? Tante volte nelle nostre vite prevale l’incostanza e sembriamo muoverci confusamente da una parte all’altra. Giovanni ci viene in aiuto: “Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui” (1 Gv 3:24). Ma il grande comandamento di Dio è amarci gli uni gli altri, come lui ha amato noi (Gv 13,34; 1 Gv  3,16.23). È l’esperienza dell’amore di Dio, il sentirlo vite vicina a me, vite che mi dà la vita, che mi spinge a restare in lui. Rimanere in Dio non vuol dire essere impeccabili, ma è lasciarsi amare da Dio, sprofondare con tutto sé stessi nella sua misericordia.

Vivi

Dio è diventato “vite” nella grande vigna del mondo: si è fatto uomo, è morto ed è risorto per te. Si dona a te nell’Eucaristia e nella carità. È un Dio vicino.

Durante questa domenica, prova a fermarti per due cose: godere della sua presenza e lasciare che dia gioia e vita agli aspetti tristi e morti nella tua esistenza.

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