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In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete».
Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».
Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».
(Gv 16,16-20 – Giovedì della VI Settimana di Pasqua)
Medita
La tristezza è considerata dal patrimonio spirituale orientale l’ottavo vizio capitale. L’Occidente invece lo ha “assorbito” nel vizio dell’accidia. Ad ogni modo quello che ci interessa sapere è che esiste una tristezza secondo il mondo, ed una tristezza evangelica. Nella realtà concreta questa distinzione non è ben percepibile, ma esiste.
La tristezza mondana è quella narcisistica. Cioè quella tristezza che si prova quando non riusciamo ad appagare il nostro bisogno di avere. Questo può portare alla rabbia, alla ribellione o alla frustrazione o depressione. La tristezza evangelica invece è quella che si vive in un cammino di maturazione spirituale. Non è una tristezza opprimente, infiammante o disperata, bensì porta in sé un gusto di speranza, di promessa di cambiamento, di apertura alla novità. È una tristezza che, per quanto grande possa essere, è consapevole di lasciare il posto a qualcos’altro, alla gioia piena. È il pentimento che sfocia nel cambiamento.
Dalla tristezza evangelica alla gioia piena. Ecco la pasqua dell’io. Cristo con la sua Pasqua ha trasformato la tristezza. La Pasqua, anche se può risultare molto dolorosa, non potrà mai portare alla nera disperazione, ma alla luce radiosa della gioia.
Vivi
Il primo passo è la consapevolezza. Dunque verifica, saggia, metti al vaglio la tua tristezza…
Rifletti se i tuoi momenti di tristezza sono l’effetto di un bisogno narcisistico o se li percepisci come la fase di un cammino di crescita.
La gioia cristiana è il termometro della vita spirituale. I santi erano sempre lieti, anche nelle sofferenze.
Ironia, humor, simpatia possono attenuarsi, ma non possono mancare del tutto. Coltiva il senso della gioia. Gioca, sorridi, prega, ama, prenditi cura.