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In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
(Mc 6,7-13 – XV Domenica del Tempo Ordinario – Anno B)
Medita
Il Vangelo di questa domenica fa pensare tanto alla benedizione delle case. Dal punto di vista liturgico-pastorale, la benedizione delle case si svolge generalmente nel tempo di Pasqua. Infatti è significativo che le famiglie e le loro abitazioni vengano benedette con l’acqua rigenerata nel fonte battesimale durante la Veglia di Pasqua.
In questo senso la benedizione è l’invocazione della presenza del Crocifisso Risorto laddove e su chi decide di vivere la sua Parola. Non è magia, non è scaramanzia, né semplice augurio. La missione dei Dodici di cui parla il Vangelo di questa domenica, infatti, altro non è che la preparazione dei cuori delle persone ad accogliere Cristo. La benedizione prepara, aiuta, favorisce il vivere da discepoli del Signore. Cioè come coloro che mettono in pratica la sua Parola.
Vivi
Far benedire la casa senza sforzarsi di mettere in pratica il Vangelo è tempo perso e inutile…
La benedizione è un dono ma anche una responsabilità. Ci richiama infatti a custodire e far crescere la presenza del Signore nei luoghi che abitiamo.