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Una luce nel lutto: attraversare la perdita

Se ti appresti a leggere questo articolo, sicuramente avrai vissuto un’esperienza di lutto per la quale ritieni che una lettura possa aiutarti nel trovare consolazione o un aiuto, oppure hai vissuto un lutto indirettamente e vuoi essere d’aiuto a qualcuno, oppure ancora anche per una semplice curiosità.

In ogni caso l’esperienza della perdita di qualcuno a noi vicino, con il tempo purtroppo, toccherà a tutti di doverla vivere, prima o poi … speriamo sempre più poi che prima. A volte arriva in tempi sospetti, altre volte in maniera improvvisa; alcune volte avviene con una forma di rassegnazione per la sofferenza terrena altrui, altre volte come un ingiustizia.

In senso più ampio, il filosofo Umberto Galimberti definisce il lutto come uno “stato psicologico conseguente alla perdita di un oggetto significativo, che ha fatto parte integrante dell’esistenza. La perdita può essere di un oggetto esterno, come la morte di una persona, la separazione geografica, l’abbandono di un luogo, o interno, come il chiudersi di una prospettiva, la perdita della propria immagine sociale, un fallimento personale e simili”.

Qualunque sia la tua esperienza, ti siamo vicini.

unrecognizable man sitting on rooftop edge against cloudy sundown sky

Quando perdi una persona

In questo articolo vogliamo soffermarci nell’accezione comune di lutto il cui significato principale è quello relativo alla perdita di una persona cara e a tutti i sentimenti che ne derivano.
Anche se ognuno di noi vive il lutto in maniera differente, spesso si possono ritrovare dei sintomi comuni, come ad esempio tanta paura e disperazione; rabbia e collera; preoccupazioni riguardanti l’immagine del defunto; tristezza e stordimento; sensi di colpa nei confronti della persona che è venuta a mancare; forte senso di solitudine.

Secondo Onofri e Rosa (2015) quest’ultime possono essere originate da un senso di frustrazione e da un sentimento di colpa: una colpa che può riguardare il pensiero di cosa sarebbe potuto accadere, se si fosse agito in modo diverso. Sempre per questi autori, la tristezza è il sentimento più comune nelle persone in lutto, che spesso si manifesta attraverso il pianto.

Ma vorremmo darti una carezza di conforto dicendoti che TU NON HAI COLPE. Piangi si, libera la tua tristezza con il pianto, ma non fartene una colpa perché “è stato così, è andata così”. Non ci è dato di sapere e conoscere il perché di alcune cose, ma sicuramente se è accaduto la colpa non è tua.

gray asphalt road surrounded by tall trees

Le fasi del lutto

Kubler-Ross, psichiatra svizzera, che ha maturato una grande esperienza stando a stretto contatto con malati terminali, ha teorizzato l’evoluzione dell’elaborazione del lutto come un processo che si sviluppa attraverso 5 fasi:

1. Fase della negazione: All’interno di questa fase la vita sembra perdere il suo significato e spesso ci si chiede che senso abbia andare avanti.

2. Fase della rabbia: È il momento in cui si prova tanta rabbia che può essere riversata sugli altri o, al contrario, repressa. Molte volte ci viene negato di sperimentare e vivere la rabbia, tendiamo a reprimerla fino a portare un maggiore malessere; ma affinché il processo di guarigione possa iniziare è necessario, però, che ci si conceda di provarla fino in fondo, poiché solo così possiamo giungere ad un livello più profondo di consapevolezza.

3. Fase della negoziazione: In questa fase vorremmo ritornare indietro per rivedere la persona amata. I giorni sembrano caratterizzati prevalentemente da un forte senso di colpa per ciò che si sarebbe potuto fare per evitare l’accaduto, ma che non è stato fatto.

4. Fase della depressione: Questa fase risulta essere caratterizzata da forti sentimenti depressivi. Tuttavia è una reazione appropriata, che deve essere vissuta pienamente, se si vuole guarire.

5. Fase dell’accettazione del lutto: Questa è la fase in cui si arriva ad accettare la perdita della persona cara, poiché si impara a vivere con questa consapevolezza.

Ci teniamo a precisare che per “accettazione del lutto” non si intende far finta di nulla, andare avanti dimenticando … questo è impossibile, non è naturale, non è umanamente possibile.
Con “stato di accettazione” si intende il “ritorno a una situazione confrontabile alla fase pre-lutto con un miglioramento del tono dell’umore e con un abbassamento delle problematiche psicosociali” (Bonanno et al., 2002).

Sicuramente una domanda lecita riguarda la durata del processo di elaborazione del lutto, cioè quanto tempo occorre per riuscire a rielaborare del dolore; detto in altri termini: quanto tempo occorre affinché si arrivi a questa accettazione?

Purtroppo a questa domanda manca una risposta univoca, in quanto non esiste un tempo uguale per tutti: sono tante le variabili individuali e sociali, da considerare, che inevitabilmente incidono sulla nostra capacità di elaborare una perdita importante. A tal proposito, alcuni autori (Parkes, 1980; Parkes & Weiss, 1983) affermano come la qualità della relazione sia una di queste, e pertanto non può che influenzare il percorso di elaborazione. Sulla base di alcuni studi, possiamo dire però che generalmente, il tempo necessario per completare l’intero percorso di elaborazione copre un periodo che statisticamente va dai 6 ai 24 mesi.

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Ho una speranza per continuare a vivere

Accogli il dolore: passaci in mezzo per venirne fuori

Quando muore una persona cara è del tutto fisiologico e normale provare un grande dolore, soprattutto nei primi giorni e nei primi mesi. Per questo motivo non è necessario pretendere di essere o dimostrarsi forti davanti agli altri: non è né giusto, né necessario. Anzi, paradossalmente bisogna abbandonarsi a quel dolore che state vivendo, alla vostra sofferenza, e soprattutto considerarla come un momento di crescita personale.

Non respingere il dolore, ma attraversalo. Perché per guarire è controproducente fuggire dalle proprie emozioni dolorose, che in realtà sono lì per ricordarti che amavi tanto quella persona. Per questo esprimi ciò che provi: hai voglia di piangere? Piangi! Hai bisogno di scrivere? Scrivi. Esprimi ciò che provi, nel modo che ritieni più opportuno ed evita di soffocare il dolore, con alcool, droghe o tutto ciò che può portare ad alterare il tuo stato. Evita di fare il forte, permettiti di essere libero di viverti il tuo dolore.

Allontana i sensi di colpa e torna a sorridere

Un errore che commettiamo spesso, dopo la morte di una persona cara o di un amico, è sentirci in colpa, soprattutto se con questa persona stavamo vivendo un periodo di tensioni. Ma questo senso di colpa non ha alcun beneficio; dobbiamo pensare se abbiamo effettivamente tutto questo potere di far dipendere da noi la vita di qualcun altro. L’abbiamo? È corretto rinunciare a vivere per sentirsi meno in colpa?

Il passato è passato e sicuramente non lo cambierai, rimanendo chiuso/a in casa a logorarti dentro. Al contrario, se hai anche la sola sensazione di poter riuscire a riprender nuovamente in mano la tua vita, non esitare a farlo: dedicati a ciò che ti piace di più e ricorda a te stesso/a che la vita va vissuta; concentrati sugli affetti e sulle relazioni sociali positive; crea delle occasioni di incontro con parenti e amici per condividere del tempo insieme.

Riprendi in mano la tua vita, anche quella lavorativa. Dopo un evento di questa portata è normale voler staccare un po’ la spina, per stare soli con se stessi. È normale che non va di far nulla, di isolarsi e di rimanere chiusi in se stessi fisicamente e psicologicamente. È importante, però che questo non diventi uno stile di vita, non diventi un’abitudine per la quale, a lungo andare, faremo sempre più fatica a spezzarne i ritmi, tanto che ci sentiremo in colpa se facciamo una cosa, se sorridiamo, se decidiamo di recuperare le attività quotidiane.

Bisogna trovare le forze di spezzare questo stato e iniziare a riprendere, piano piano, le proprie attività; oltre che provare a tornare a sorridere, è utile tornare anche al lavoro. Ogni attività che può farti sentire utile e soddisfatto/a va solo incentivata. In alcuni casi riprendere l’attività lavorativa può solo che essere positivo. Ci si renderà conto che tutto può andare avanti, con un nuovo equilibrio.

city fashion man people

Lo puoi scoprire solo provandoci

Ricorda che anche se una persona muore, continua a vivere dentro di te.
Anche dopo la morte è possibile continuare ad avere legami con chi non c’è più. Ad esempio scrivendogli una lettera, andandolo a trovare al cimitero, ricordandolo, soprattutto in quei momenti speciali (festività o giorni particolari), o attraverso un modo a noi molto caro che è la preghiera.

Il dolore per un lutto inevitabilmente tornerà a farsi sentire, ma se lo condividerai con parenti e amici, il tutto acquisterà un sapore diverso e sarà più sopportabile.
Esiste anche un altro modo per restare vicino a chi ci ha lasciato:

cercare di vivere la vita nel modo in CUI potrebbe rendere orgogliosa la persona carA

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