“Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio”
Galati 4,4
Tanto per cominciare…
Anche se il nostro cammino di conversione dura tutta la vita, il tempo di Quaresima si offre come un concreto richiamo all’impegno ad una vera e propria trasformazione. In questo tempo forte vogliamo riflettere insieme sulle proposte che la Conferenza Episcopale Italiana ci ha offerto col suo messaggio annuale. L’atteggiamento fondamentale che siamo invitati ad assumere è proprio questo:
“Per noi cristiani questi quaranta giorni, però, non sono tanto l’occasione per rilevare i problemi quanto piuttosto per prepararci a vivere il mistero pasquale di Gesù, morto e risorto. Sono giorni in cui possiamo convertirci ad un modo di stare nel mondo da persone già risorte con Cristo (cfr. Col 3,1). La Chiesa come comunità e il singolo credente hanno la possibilità di rendere questo tempo un “tempo pieno” (cfr. Gal 4,4), cioè pronto all’incontro personale con Gesù”
Dal messaggio per la Quaresima 2022 della CEI
Conversione alla realtà. Che vuol dire?
Nel precedente articolo abbiamo approfondito il tema della conversione all’ascolto, senza la quale non potremmo impegnarci ad una vera conversione alla realtà.
Che significa convertirsi alla realtà? Significa anzitutto fare pace con ciò che siamo. Significa accettarsi, abbracciarsi, con la nostra storia, con le nostre ferite.
Questo analogamente vuol dire anche saper accettare con serenità e apertura le persone che ci circondano, dandole il diritto di esistere. Anche gli altri hanno il diritto di “respirare” come lo pretendiamo noi. Accettare la realtà significa dare spazio anche agli altri con il loro esserci, con i loro pregi e difetti.
Convertirsi alla realtà vuol dire prendere coscienza che il mondo non gira intorno a noi, che non è tutto in funzione di noi. Inoltre significa che non viviamo in un mondo ideale fatto a nostra immagine e somiglianza.
Per quanto le nostre idee possano essere creative, belle, buone e vere dobbiamo comunque fare i conti con la realtà che viviamo ed assumerci la responsabilità di viverla pienamente, così com’è.
Questo non significa che dobbiamo smettere di pensare o di avere un’idea superiore della realtà, ma, semmai, vuol dire il contrario e cioè accettare che la realtà è superiore all’idea:
“L’idea – le elaborazioni concettuali – è in funzione del cogliere, comprendere e dirigere la realtà. L’idea staccata dalla realtà origina idealismi e nominalismi inefficaci, che al massimo classificano o definiscono, ma non coinvolgono. Ciò che coinvolge è la realtà illuminata dal ragionamento”
Cf. Evangelii Gaudium, n. 232

Verso la fine del peggio?
Potremmo pensare che il mondo in cui viviamo oggi sia più difficile di quello del passato. Un luogo comune nel quale possiamo restare imbrigliati è il classico “si stava meglio quando si stava peggio”. Come se gettando lo sguardo indietro si ritrovasse una sicurezza a partire dalla quale orientarsi. Ma questa è un’idealizzazione della storia. Ogni epoca ha conosciuto malattie, guerre, vendette, stragi e oppressioni. Non ci hanno insegnato proprio nulla i libri di storia? Però questo non vuol dire remissività o che occorre accettare passivamente tutto quello che avviene.
Noi piuttosto crediamo che la sfida decisiva e cruciale nel nostro cammino di conversione sia quello di riconoscere nella nostra realtà un senso profondo, pieno, cioè scorgere in questo tempo un significato che sta a fondamento e che ci conduce verso orizzonti aperti:
L’epoca in cui Gesù è vissuto non si può certo definire l’età dell’oro: piuttosto la violenza, le guerre, la schiavitù, le malattie e la morte erano molto più invasive e frequenti nella vita delle persone di quanto non lo siano oggi. In quell’epoca e in quella terra si moriva certo di più e con maggiore drammatica facilità di quanto non avvenga oggi. Eppure in quel frangente della storia umana, nonostante le sue ombre, Dio ha visto e riconosciuto “la pienezza dei tempi”.
Dal messaggio per la Quaresima 2022 della CEI
Verso il fine della pienezza
Convertirsi alla realtà dunque significa saper vedere quello che viviamo, con tutte le sue contraddizioni e difficoltà, come uno spazio ed un tempo abitato da una pienezza. La tua vita è chiamata a pienezza. Non domani, ma oggi stesso!
Non si tratta però di una pienezza astratta, fatta di ingenuo ottimismo, ma è piuttosto il desiderio di un legame definitivo con una realtà assolutamente irriducibile ai nostri schemi mentali. Tale desiderio può trovare una concreta risposta solo nel legame con la carne di Cristo. Nella “pienezza dei tempi” il Figlio s’incarna nella storia. Più realismo di questo si muore. Il cristianesimo è un legame reale, un avvenimento concreto che chiede una libera scelta da parte del cuore umano, che è un abisso. La spiritualità cristiana è assolutamente incarnata. È reale, non astratta. Per questo motivo la conversione alla realtà richiede di fuggire da velleità, anche spirituali.
“Non cediamo alla tentazione di un passato idealizzato o di un’attesa del futuro dal davanzale della finestra. È invece urgente l’obbedienza al presente, senza lasciarsi vincere dalla paura che paralizza, dai rimpianti o dalle illusioni”
Dal messaggio per la Quaresima 2022 della CEI

La realtà del Dio incarnato
È paradossale che il cristianesimo per secoli sia stato visto come una fuga dal mondo, come una sorta di esistenza angelica, disincarnata. Ma in verità il cristianesimo è ciò che di più reale possa accaderci. Il Figlio di Dio ha assunto la nostra carne umana facendosi evento, fatto, storia. Dio è entrato nella nostra storia umana e l’ha segnata in modo decisivo. La Verità è accaduta, e perciò continua ad accadere.
Cristo con la sua paradossale incarnazione ci ha mostrato che cosa significa essere realmente uomini: assumersi la realtà, prendersela in carico, amarla per vivificarla dall’interno. Patirla con passione per farla risorgere. Incarnarsi è proprio questo: saper amare la propria realtà e quella degli altri con l’amore di Dio, senza riserve. Anche i nemici sono inclusi in questa dedizione partecipata con Cristo. Certamente è difficile, ma non impossibile: questa serena consapevolezza, frutto di riconciliazione con la realtà, ci apre lo sguardo:
“Dobbiamo riappropriarci del tempo presente con pazienza e restando aderenti alla realtà. Sentiamo quindi urgente il compito ecclesiale di educare alla verità, contribuendo a colmare il divario tra realtà e falsa percezione della realtà. In questo “scarto” tra la realtà e la sua percezione si annida il germe dell’ignoranza, della paura e dell’intolleranza. Ma è questa la realtà che ci è data e che siamo chiamati ad amare con perseveranza”.
Dal messaggio per la Quaresima 2022 della CEI

La realtà dello sguardo trasfigurato
A conclusione di questo articolo vogliamo guardare ad un’immagine suggestiva poichè rivelativa. Guardiamo a quella immagine che anticipa il vero segreto che la realtà nasconde e custodisce, ossia la trasfigurazione.
In questa seconda domenica di Quaresima saremo invitati a contemplare Cristo trasfigurato. La trasfigurazione di Cristo è il suo mostrarsi “traparente”, oltre la figura. Nella sua carne si dischiude il segreto della vita divina che ciascuno è invitato a vedere, toccare, gustare.
In definitiva, la vera conversione alla realtà è, per dirla con Romano Guardini, condividere lo sguardo del Cristo. Soltanto coi suoi occhi possiamo vedere quello che resta incomprensibile. È lo sguardo del Cristo trasfigurato che, tracciando un arco di fuoco, guida e indirizza il nostro vero sguardo.
Buon proseguimento di cammino quaresimale!
