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I 7 doni dello Spirito Santo: il Timor di Dio

Tanto per cominciare…una premessa:

Lo Spirito Santo non è una forza, nè un’energia, ma è una persona, precisamente la terza della Santissima Trinità. In riferimento a Cristo, lo Spirito è suo “compagno inseparabile (Basilio di Cesarea)”. Quando lo Spirito è presente ci parla di Dio e quindi ci fa conoscere il Padre. Il Figlio è la Parola del Padre (cfr. Gv 1,1) e lo Spirito è il Soffio di Dio che consente di conoscere il Padre. Questo ci fa capire che abbiamo a che fare con un Dio che è amore, un Dio che nel Figlio si è unito alla nostra umanità e attraverso lo Spirito è costantemente creatore di questa comunione di vita.

Proviamo a dire cos’è il Timor di Dio

Profondamente turbati e angosciati delle vicissitudini del mondo odierno, come far parlare un Dio che è amore? L’irruzione di Dio nella nostra vita, l’ascolto della sua parola ci turba, causa il timore di Dio, quella sensazione di piccolezza, di umiltà, di bassezza che fa gridare la nostra vita!

Non è facile descrivere il timor di Dio. Non si tratta di paura né tanto meno di angoscia, come spesso si sente dire, bensì è la disposizione di chi percepisce il senso della presenza di Dio e a essa ci si sottomette. È il sentimento che l’uomo prova di fronte a Dio e che gli fa percepire la sua profonda alterità.

Dio è persona, è relazione, si intrattiene e ama le sue creature, tanto da incarnarsi, soffrire e morire per mano delle sue stesse creature. Ma non dimentichiamoci che Dio nel creare mostra la sua onnipotenza e, quindi, come un Padre buono e potente, si prende cura di ciò che ha creato con un amore e una fedeltà che non vengono mai meno. Il salmista si rende conto di questa onnipotenza:

«Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi?»

Salmo 8,4-5

L’uomo è abitato da questo paradosso: la nostra piccolezza e la nostra caducità convivono con la grandezza di Dio – amore. Il popolo di Israele riconosce la protezione di Dio e il suo “timore” viene visto come fedeltà:

«Che cosa ti chiede il Signore tuo Dio, se non che tu tema il Signore tuo Dio, che tu cammini per tutte le sue vie, che tu l’ami e serva il Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta l’anima?»

Dt 10,12

Il timore di Dio non è un’emozione, ma un atteggiamento concreto di fede tanto da essere insegnato e praticato: «Venite, figli, ascoltatemi; v’insegnerò il timore del Signore (Salmo 34,12)». Insegnare il timore del Signore non è assolutamente suscitare la paura, ma è introdurre ad una vita di fiducia in Dio: «Voi che temete il Signore, confidate in lui (Sir 2,8)».

Perchè non è paura…

Essere “senza timor di Dio” equivale a mettersi al suo posto, a sentirsi padroni di se stessi e degli altri, del bene e del male, della vita e della morte. Invece chi teme Dio avverte in sé la sicurezza e la protezione perché, come Gesù ci ha rivelato, è Padre pieno di misericordia e di bontà. Chi lo ama non ha paura: «Nell’amore non c’è timore al contrario, l’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore (1Gv 4,18)».

Il credente dunque non si spaventa dinanzi a nulla, perché sa di essere custodito e protetto da Dio, sa che il male non ha l’ultima parola, ma unico Salvatore del mondo è Cristo, il Verbo di Dio incarnato, che ci ha amati fino a sacrificare se stesso per la nostra salvezza.

È pur vero che da sempre l’uomo convive con il sentimento della paura, specie in questi ultimi anni. La paura di Dio, secondo il racconto della Genesi, è la prima che gli uomini sperimentano consapevolmente. Alla domanda del Creatore: «Adamo, dove sei? (Gen 3,9)», ecco la risposta dell’uomo: «Ho avuto paura… e mi sono nascosto!».

La voce di Dio era una ricerca piena di amore, non minacciava né castigava. Eppure Gesù Cristo è venuto per smascherare e riproporre la vera adorazione all’unico Dio: l’evento della Pasqua di Gesù, quello della sua morte e risurrezione, è l’antidoto alla paura di Dio. Ecco la buona notizia: «Carissimi, purifichiamoci da ogni macchia della carne e dello spirito, portando a termine la nostra santificazione, nel timore di Dio (2 Cor 7, 1)»:

«È un dono che fa di noi cristiani convinti, entusiasti, che non restano sottomessi al Signore per paura, ma perché sono commossi e conquistati dal suo amore! Essere conquistati dall’amore di Dio!».

Papa Francesco – Udienza generale 11 giugno 2014

Concludendo

«Beato l’uomo che teme il Signore (cfr. Salmo 111)»: ognuno di noi teme il Signore, ne riconosce la trascendenza e aderisce con fiducia e amore alla sua volontà. Seguiamo il Signore con umiltà, docilità e obbedienza, non con un atteggiamento rassegnato, passivo, anche lamentoso, ma con lo stupore e la gioia di un figlio che si riconosce amato dal Padre.

Il timore di Dio non fa di noi dei cristiani timidi, remissivi, ma genera in noi coraggio e forza; crea cristiani convinti, entusiasti, che non restano sottomessi al Signore per paura, ma perché sono commossi e conquistati dal suo amore. «Non temere» ci ripete il Padre nelle vicende lieti e tristi della vita, seguiamo convinti il Figlio, generato dal Padre; invochiamo il suo santo timore affinché il perdono e la misericordia sia il nostro vivere quotidiano in quanto figli eternamente amati.

«Ricordatevi che noi siamo creati per amare e che nulla ci gioverebbe tutta la scienza e tutte le ricchezza del mondo, senza timor di Dio, quindi senza timor dell’amore. Da questo santo timore, da questo reverenziale rispetto dipende ogni nostro bene temporale ed eterno».

don Bosco

Autore: Matteo Raimondi

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