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Un Vangelo fatto di Carne

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In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi».

(Mt 10,7-13 – S.Barnaba, Apostolo – Memoria)

Medita

Un vangelo fatto di Carne. Questo ha chiesto il Signore Gesù. Un Vangelo che scenda in profondità, nel cuore dell’uomo, a partire dalla debolezza e dalla fragilità.

A chi manda gli apostoli Gesù per consegnare la buona novella? Agli infermi, ai morti, ai lebbrosi, agli indemoniati. Cioè alla parte più debole della società del tempo, coloro che venivano considerati spazzatura ed erano esclusi da ogni attività sociale e politica/religiosa.

E oggi a chi dovremmo annunciare il vangelo?
A coloro la cui vita ci è di scandalo. A chi riteniamo “indegni” di stare in chiesa, nelle nostre assemblee. Il vangelo è per loro. Il vangelo sarà sempre per loro, per chi non ha la puzza sotto il naso e si ritiene giusto e migliore degli altri, ma a coloro che sono consapevoli della propria debolezza e si fanno mendicanti della Grazia.

E soprattutto, come dovremmo annunciare il vangelo? Senza giudicare. Senza condannare. Senza mettere segnalazioni “etiche” e moralistiche. Dobbiamo annunciarlo dal pulpito delle piazze, con lo sguardo della misericordia, ricchi solo della sua tenerezza.

Come chiesa siamo chiamati continuamente a mettere in discussione, non la buona notizia, ma il modo di trasmetterla al mondo nuovo, perché possa fare l’esperienza della guarigione.

Il vangelo lo possiamo annunciare a partire dallo sguardo. Noi che “pratichiamo” la chiesa, come guardiamo i “lontani” con che occhi? Se solo i nostri occhi sapessero amare con lo sguardo, le nostre chiese sarebbero piene.

Vivi

Invochiamo l’intercessione degli apostoli…

…perché ci rendano missionari più umani del vangelo della tenerezza.

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