Leggi
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».
(Mt 7,1-5 – Lunedì della XII Settimana del Tempo Ordinario – Anno pari)
Medita
La Parola di oggi ci graffia, ci scuote, per “costringerci” a guardarci dentro. Questo è il passo basilare, che richiama l’adagio delfico “conosci te stesso“. Molte relazioni non funzionano perchè sono finte, non si sperimenta un autentico incontro, un autentico contatto. Come mai, che succede?
Il problema è che l’altra persona viene inquadrata all’interno del nostro modo di vedere, cioè è come se applicassimo sulle altre persone i nostri “filtri” interiori. È il meccanismo della proiezione. E così le persone si parlano e si relazionano sulla base dei filtri che hanno in testa! La relazione diventa un’illusione, una finzione.
Il vero incontro si realizza quando ciascuno prende consapevolezza del proprio modo di guardare gli altri (competitivo? indifferente? altezzoso? biasimante? opportunista? rapace? ecc…) e cerca quantomeno di lavorarci sopra. “Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello“. Chi saprà lavorare sulle proprie fragilità, sarà capace di consigliare con umiltà anche gli altri.
Vivi
Chiediamo al Signore la grazia di saperci guardare onestamente.
Riconosciamo anzitutto quanto siamo amati da Lui. Da questo filtro autentico impariamo a vedere e ad amare gli altri.