Dio non è dei morti ma dei viventi!

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In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».

Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.

(Lc 20,27-40 Sabato della XXXIII settimana del Tempo Ordinario Anno C)

Medita

“Dio non è dei morti, ma dei viventi”. Qui sta racchiuso tutto il Mistero di Dio. Gesù ci dice, attraverso questo brano del vangelo, che in paradiso non ci saranno più tante categorie che esistono in questa vita. Una di queste è il matrimonio. L’unione sponsale tra un uomo ed una donna, qui in terra, è per condividere, nell’amore , il proprio vissuto e, tra le tante cose, è anche ordinato per la nascita dei figli che sono “la continuazione” della vita dei genitori. Detta così può sembrare un discorso riduttivo e opportunista, ma è per capire il senso di ciò che vuole dirci Gesù. Se nel Regno di Dio non si muore più, non c’è più bisogno di creare la propria discendenza per “continuare ad essere”, perché saremo in eterno.

Questo ci dà speranza e ci fa vedere la vita, gli affetti, gli amori e le varie relazioni in modo differente. Non sto con qualcuno perché non posso stare sola/o, non vivo quell’amicizia con lo scopo di una ipotetica convenienza, ecc. Vivrò ogni relazione in visione del Mistero grande di Dio: le vivrò eternamente.

Vivi

Ogni nostra esperienza e realtà deve avere il sapore dell’Eterno…

guarda a ciò che vivi con occhi nuovi, non perché hai paura di cambiare ma perché quella relazione, situazione, ecc ti apre lo sguardo al Mistero eterno.

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