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In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo.
Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro».
(Lc 11,37-41 – Sant’Ignazio d’Antiochia, Vescovo e Martire – Memoria)
Medita
Gesù viene invitato a pranzo e scandalizza il fariseo che l’ha invitato perché non aveva compiuto le abluzioni previste. Infatti, nella religione ebraica, prima di mangiare c’è tutto un rito di purificazione da eseguire. D’altronde non è del tutto sbagliato, potremmo fare il paragone con il nostro tempo: è come se qualcuno, prima di mangiare, non si lavasse le mani. Farebbe un po’ senso. Ma il messaggio che l’Evangelista vuole trasmetterci, di certo, non si basa sulle categorie igieniche del tempo. Infatti, l’accusa che Gesù fa al fariseo si fonda più sulla “pulizia” del cuore e dell’anima umana che, piuttosto, su quella delle stoviglie. Cioè per i farisei l’importante non era curare la propria spiritualità ed il proprio spirito ma era apparire perfetto agli occhi di Dio e degli altri. Ecco perché rispettavano maniacalmente tutte quelle leggi.
Questo brano sembra scritto nei nostri giorni. Quanto, la società moderna e dunque la nostra mentalità, ci richiede di essere perfetti all’esterno, vedi l’impostazione dei social dove pubblichiamo post, reel e stories per farci vedere felici, in perfetta forma o mentre ci troviamo in qualche paradiso terrestre. Oppure le immagini del profilo dove, modificandole, facciamo trasparire un volto che non è precisamente quello nostro, eliminando “imperfezioni” e “difetti”. Questo perché? Perché è più importante curare l’immagine che la propria interiorità. Quindi siamo una società di “perfetti” esteriormente ma marci e vuoti interiormente. Infatti, soprattutto ultimamente, siamo pieni di ansie, di paure, di terrori, di invidia e di odio.
Una frase che colpisce particolarmente è quella finale: “date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro (il piatto o dentro l’uomo), ed ecco, per voi tutto sarà puro. Gesù ci invita a dare in elemosina ciò che c’è nel piatto, cioè ciò che c’è dentro di noi, no ciò che vi è fuori. Cioè dare tutto noi stessi, la nostra bellezza che viene da Dio, la nostra interiorità agli altri. E per elemosina non si intende “ciò che ci avanza” ma tutto.
Vivi
Siamo così occupati e preoccupati ad apparire perfetti che stiamo diventando vuoti, rabbiosi ed imperfetti…
più dell’esterno preoccupati di ciò che hai e che senti dentro. Non avere paura nel ricercare e nel curare le tue paure e ferite perché la bellezza più grande che potrai mai raggiungere, ed è quella che resterà per sempre, è quella che Dio ti ha messo dentro, sei tu, è il tuo cuore, la tua anima. Dipende da te decidere cosa dare in elemosina agli altri; odio, rancore ed avidità o amore, pace e vita.